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Roma, 2 aprile 2007
«CAMPAGNA PROPAGANDISTICA, CATTOLICI A DISAGIO»
Boato (Verdi): i vescovi liberi di esprimersi non di negare la libertà di scelta ai credenti
da Il Mattino di lunedì 2 aprile 2007

I vescovi hanno la libertà di esprimersi. Ma trovo sconcertante che non si limitino a riaffermare dei principi di carattere teologico ed etico e si spingano, invece, fino a indicare al legislatore dettagli di carattere tecnico e giuridico». Marco Boato, parlamentare dei Verdi, cela dietro i toni cauti il suo grande disagio di cattolico.

No ai Dico, sì a norme di diritto privato. Ora è monsignor Fisichella ad appellarsi direttamente ai parlamentari.
«Anche a livello locale i vescovi intervengono contro i Dico, quasi ci fosse una direttiva vaticana. Trovo però tanto più inopportuno un pronunciamento di questo genere da parte di monsignor Fisichella, proprio per il ruolo da lui ricoperto. È improprio dire che sia il cappellano della Camera: è piuttosto il vescovo che ha la responsabilità della Chiesa vicino a Montecitorio e a cui fanno riferimento molti parlamentari. Mi chiedo se sia questo il modo più corretto di esercitare la funzione pastorale».

Il Papa, la Cei, i vescovi. Questo eccesso di interventismo non è controproducente?
«Penso che possano parlare tutti, Papa, vescovi. Il problema vero è in quale modo. Ora è in atto una vera e propria campagna propagandistica, molto forte, pesante, intrusiva e – a mio parere – anche molto controproducente. Si sta negando e rinnegando la libertà di coscienza e la libertà di scelta per i cittadini cattolici e, in modo particolarmente aggressivo, per i parlamentari cattolici. Personalmente provo un grande disagio interiore».

Come risolve un eventuale dissidio tra la sua coscienza e gli appelli della Chiesa?
«Voterò il testo sulle coppie di fatto se arriverà alla Camera. Non c’è nota della Cei che mi possa far cambiare idea: deciderò in base ai miei valori, valutando anche il provvedimento dal punto di vista giuridico. Nessun intervento dei vescovi mi potrà impedire di esercitare il mio diritto alla libertà di coscienza».

Nessun disagio nel “disubbidire”?
«Al contrario. E provo disagio anche perché vedo che si sta affermando una concezione gerarchica e monolitica della Chiesa, che nella concezione evangelica e conciliare è intesa come popolo di Dio. Mi pare inaccettabile anche sotto il profilo teologico dei laici credenti, che sono così relegati in una posizione di sudditi».

Vuol dire che la CHiesa nega il confronto?
«Ho notato come siano state stigmatizzate prese di posizione come quella del cardinale Martini. Si tende a far scomparire ogni forma di dibattito teologico, etico, culturale. Dibattito che, invece, esiste ed è molto vivo. Per questo ritengo totalmente inaccettabile la nota della Cei, laddove invita i cattolici a non appellarsi al pluralismo in politica».

Ma i teodem e la Cdl non vedono diktat negli interventi dei vescovi.
«È penoso l’elenco di chi, a ogni dichiarazione delle gerarchie ecclesiastiche, si affretta a “scomunicare” chi la pensa diversamente. È un monopolio che non riconosco a nessuno nel mondo politico».

 

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